Ogni anno il 15 dicembre ricordiamo la nascita di Zamenhof .
Quest’anno abbiamo voluto legare questa festa ad altre due importanti ricorrenze: la festa della Toscana (30 novembre) e la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (10 dicembre) di cui ricorre il settantenario, mettendone in luce le connessioni.
Zamenhof visse in una difficile realtà di conflitti e incomprensioni tra popolazioni diverse, ed ebbe chiaro, fin da molto giovane, che l’unico mezzo per venirne fuori era mettersi in contatto, conoscersi, comunicare attraverso una lingua comune. Il brano tratto dal suo intervento al primo congresso universale del 1905 esprime il senso del lungo e faticoso cammino fatto, e la grande fiducia in un futuro migliore per l’umanità. La fede positivista di Zamenhof, affonda le sue radici negli ideali illuministici di libertà, fraternità, uguaglianza.
Uomo dell’illuminismo fu Pietro Leopoldo che, ispirandosi all’opera di Pietro Beccaria, riformò il Codice Penale, facendo della Toscana il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte e la tortura. Ispirò la sua azione di governo alla vicinanza e all’ascolto dei sudditi, di cui volle studiare e conoscere la lingua, per avere una conoscenza diretta delle persone, oltre che delle situazioni e del territorio. Visitò personalmente ogni carcere del Granducato, dando precise disposizioni perché si migliorassero le condizioni dei prigionieri, come si legge nel Canone XXXI del Codice Leopoldino.
La Dichiarazione universale dei diritti umani del 10 dicembre 1948, all’indomani di una guerra mondiale devastante, rappresenta il punto di arrivo di una elaborazione secolare ( dalla Dichiarazione sui diritti del parlamento britannico del 1689 e, principalmente, dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 durante la rivoluzione francese..), e costituisce un codice etico di fondamentale importanza storica, perché è il primo documento che stabilisce quali sono in ogni epoca storica e in ogni parte del mondo i diritti che spettano all’essere umano.